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Percorsi formativi blended: perché la FAD non basta più

  • Immagine del redattore: Ar19
    Ar19
  • 27 giu
  • Tempo di lettura: 6 min


Scopri come rendere la formazione un vero motore di cambiamento organizzativo. I percorsi blended trasformano le competenze, i comportamenti e la cultura aziendale.


Negli ultimi anni la formazione aziendale ha vissuto una vera rivoluzione. Se la FAD (formazione a distanza) aveva rappresentato una soluzione comoda e accessibile, oggi non basta più. Le aziende cercano percorsi che non si limitino a trasferire conoscenze, ma che trasformino comportamenti, cultura e performance. È qui che entra in gioco il blended learning: un approccio integrato che unisce il meglio della tecnologia e dell’esperienza umana. In questo articolo scopriamo perché il futuro della formazione passa da qui.


Cosa significa “blended learning” nella formazione aziendale


Blended learning significa combinare più modalità didattiche per costruire un'esperienza formativa completa, flessibile ed efficace. Nella formazione aziendale, questo approccio permette di affiancare momenti digitali a sessioni in presenza, alternare teoria e pratica, e creare percorsi adattabili ai diversi ruoli e livelli organizzativi.


A differenza della sola FAD (Formazione a Distanza), spesso limitata a contenuti video e test online, il blended learning integra:


  • moduli asincroni, che il partecipante può svolgere in autonomia, in qualsiasi momento;

  • lezioni sincrone online, in aula virtuale con il docente e altri colleghi;

  • sessioni in presenza, fondamentali per la parte esperienziale, il confronto diretto e le esercitazioni pratiche;

  • coaching individuale o di gruppo, momenti di accompagnamento su misura;

  • strumenti digitali, come simulatori, piattaforme collaborative e microlearning.


Questa integrazione risponde a un bisogno sempre più forte delle aziende: formare in modo realmente trasformativo, andando oltre la trasmissione di informazioni. Il blended learning consente di:


  • lavorare sulle competenze trasversali, come la leadership, la comunicazione o la gestione dello stress;

  • rendere i contenuti applicabili e contestualizzati, attraverso role play, workshop e simulazioni;

  • costruire percorsi personalizzati, adatti a diversi ruoli e stili di apprendimento;

  • aumentare l’engagement dei partecipanti, grazie a una maggiore varietà e interattività.


Nel contesto attuale, caratterizzato da cambiamenti continui, obiettivi ESG e bisogno di nuove skill, il modello blended è diventato il riferimento per chi vuole investire in formazione che genera impatto reale. Non basta più “formare” per adempiere a un obbligo: bisogna trasformare per crescere. E il blended è lo strumento più adatto per farlo.


Perché la sola FAD non basta più nel 2025


La formazione a distanza asincrona ha reso accessibile l’apprendimento. È comoda, flessibile, utile in molti contesti. Ma nel 2025 non basta più. Le aziende hanno bisogno di altro.


La FAD lascia il partecipante da solo. Manca il confronto, manca il dialogo. Senza interazione, il coinvolgimento cala. E senza coinvolgimento, l’apprendimento resta in superficie. I contenuti vengono consumati, ma difficilmente interiorizzati.


I corsi asincroni non sviluppano competenze trasversali. Non allenano le persone a gestire la complessità. E non offrono strumenti per lavorare in team, affrontare il conflitto, adattarsi al cambiamento.


C’è un altro limite: l’impatto non si misura. Non c’è osservazione sul campo. Non ci sono momenti in cui verificare se ciò che si è imparato viene applicato davvero.


Oggi le aziende chiedono di più. Vogliono percorsi che trasformino. Vogliono vedere un cambiamento nei comportamenti, nel clima interno, nella capacità di collaborare. Su temi come leadership, benessere, sostenibilità e sicurezza, serve un approccio più solido. Più reale.


Per questo la FAD, da sola, non basta più. Serve una formazione che unisca contenuti e relazione, tecnologia e presenza. Serve un modello blended. E serve ora.


Cosa chiedono oggi le aziende alla formazione


Le aziende non cercano più corsi da erogare, ma strumenti per trasformare le persone e le organizzazioni. La formazione deve incidere sui comportamenti, rendere più consapevoli, orientare all’azione.


Oggi serve sviluppare competenze trasversali, capacità relazionali, intelligenza emotiva. Serve lavorare su come le persone comunicano, prendono decisioni, gestiscono il cambiamento. Il contenuto tecnico è importante, ma non sufficiente.


Sempre più imprese chiedono percorsi allineati ai propri obiettivi ESG. Vogliono una formazione che contribuisca alla sostenibilità, alla sicurezza, alla cultura inclusiva. Non come tema separato, ma come parte integrante del lavoro quotidiano.


E poi c’è l’impatto. Ogni percorso deve produrre risultati osservabili. Le aziende vogliono vedere il cambiamento, valutarlo, misurarlo. Vogliono sapere se la formazione migliora la qualità del lavoro, riduce il rischio, sostiene le performance.


Per ottenere tutto questo, non basta caricare contenuti su una piattaforma. Serve un metodo. Serve un modello integrato, capace di accompagnare le persone nel tempo. Il blended learning risponde a questa esigenza. E sempre più aziende lo scelgono per questo.


Il modello AR19: blended learning per trasformare cultura e performance


AR19 non propone corsi. Progetta esperienze formative che trasformano le persone e migliorano le performance. Il modello è chiaro: integrare strumenti diversi in un unico percorso coerente, pensato per incidere sulla cultura organizzativa.


Ogni intervento formativo combina aula, coaching, strumenti digitali, workshop esperienziali e follow-up sul campo. La teoria si alterna alla pratica. Il contenuto si adatta ai ruoli. La formazione diventa azione.


Un esempio concreto è il lavoro sulla cultura della sicurezza. Non basta conoscere le regole: serve riconoscere i segnali deboli, allenare l’attenzione, osservare i comportamenti. AR19 interviene con workshop, coaching operativo, momenti di confronto tra leader e team. E lo fa anche in settori complessi, dove il rischio è reale.


Lo stesso approccio viene applicato alla leadership sostenibile. I manager non ricevono slide. Partecipano a percorsi personalizzati, costruiti su valori, comportamenti e risultati. Vengono affiancati nella gestione del team, nella comunicazione, nelle decisioni difficili.


Anche sul tema del benessere organizzativo, il modello è trasformativo. Non si parla di stress, si agisce. Si lavora su antifragilità, mindfulness, genitorialità, work-life balance. E si costruiscono nuove routine individuali e collettive.


Tutto questo prende forma in Academy aziendali progettate su misura. AR19 aiuta le imprese a costruire pipeline di talenti, a far crescere i leader interni, a trasmettere cultura in modo solido e continuo. Non una tantum, ma con un metodo scalabile, sostenibile, misurabile.


Il blended learning non è solo una modalità. È un modello culturale. Ed è il cuore dell’approccio AR19.


Quando scegliere un percorso formativo blended


Il blended learning non è una soluzione universale. È la risposta giusta quando la formazione deve produrre cambiamento reale. Funziona quando l’obiettivo non è solo trasferire informazioni, ma trasformare comportamenti, attivare consapevolezze, costruire cultura.


È la scelta ideale in fase di cambiamento organizzativo. Quando l’azienda evolve, si ristruttura, integra nuovi processi o affronta una fusione. In questi casi servono strumenti che accompagnino le persone nel passaggio. Non solo contenuti, ma dialogo, coaching, esercitazioni, confronto.


È efficace in fase di onboarding, soprattutto in contesti complessi o multisito. Un percorso blended consente di trasmettere velocemente i valori, le regole, le pratiche aziendali. E allo stesso tempo di osservare, correggere, rafforzare la motivazione.


È utile con nuovi manager o ruoli chiave. Il passaggio da operativi a ruoli di responsabilità richiede un cambio di postura. Il blended aiuta a lavorare su ascolto, delega, leadership, visione. E offre spazio per il confronto tra pari.


È essenziale nei progetti ESG, DEIB, HSE. Qui la formazione deve agire in profondità. Serve costruire cultura, gestire la resistenza, creare alleanze interne. I percorsi blended permettono di affrontare questi temi in modo graduale, ma concreto.


Il mix va sempre personalizzato. Dipende dal ruolo, dagli obiettivi, dal contesto. Un middle manager ha bisogno di strumenti diversi rispetto a un neoassunto. Un’azienda con 10 sedi ha priorità diverse da una realtà familiare. AR19 parte sempre dall’analisi del bisogno e costruisce un percorso su misura.


I format efficaci non sono standard. Possono includere un modulo iniziale online, una giornata esperienziale in presenza, sessioni di coaching individuale, toolkit digitali, momenti di follow-up sul campo. L’obiettivo è uno solo: trasformare la formazione in leva di sviluppo. E renderla concreta, tracciabile, misurabile.


Conclusione


La formazione che cambia le persone non si limita a trasferire contenuti. Agisce sui comportamenti, rafforza la cultura, migliora le performance. Per essere davvero efficace, deve unire competenza, interazione e trasformazione.


È qui che il modello blended fa la differenza. Integra strumenti digitali, coaching, momenti di confronto e applicazione pratica. Non si tratta solo di aggiornare. Si tratta di costruire consapevolezza, sviluppare talento, generare impatto.


AR19 progetta percorsi formativi che rispondono a queste esigenze. Lo fa con metodo, con esperienza e con un approccio personalizzato. Ogni intervento è costruito per accompagnare il cambiamento, valorizzare le persone e sostenere il business.


Scegliere AR19 significa investire in una formazione concreta, misurabile e sostenibile. Significa trasformare l’apprendimento in cultura, e la cultura in risultato.


FAQ


Quanto dura un percorso blended efficace? 

Dipende dagli obiettivi e dal target. Un percorso efficace parte da almeno 8 ore, ma può estendersi in moduli distribuiti su più settimane. La durata ideale bilancia contenuti, pratica e follow-up. L’importante è che il tempo sia funzionale all’apprendimento, non alla quantità di slide.


È obbligatorio un modulo in presenza?

No, non è obbligatorio. Ma è fortemente consigliato quando si vogliono allenare competenze trasversali, lavorare sulla cultura, stimolare il confronto. La presenza consente di osservare comportamenti, gestire dinamiche di gruppo e consolidare i contenuti.


La formazione blended è valida per l’aggiornamento sicurezza?

Sì, se strutturata secondo i requisiti del D.Lgs. 81/08 e in linea con gli accordi Stato-Regioni. AR19 progetta percorsi blended che integrano la formazione obbligatoria con moduli interattivi e pratici, validi anche come aggiornamento per dirigenti, preposti e lavoratori.


Si possono misurare i risultati del blended learning?

Sì. È uno dei vantaggi principali. Attraverso assessment iniziali, osservazioni sul campo, feedback qualitativi e KPI personalizzati è possibile verificare l’apprendimento, l’applicazione pratica e l’impatto sul contesto lavorativo. La formazione diventa così uno strumento strategico, non solo formale.




Alberto Rosso

CEO/Director AR19





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