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Qual è lo strumento organizzativo fondamentale su cui si basa la cultura della sicurezza in azienda?

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    Ar19
  • 20 nov
  • Tempo di lettura: 11 min

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La sicurezza non è un insieme di procedure. È una cultura che nasce dalle persone, si consolida nei comportamenti e si riflette nelle decisioni di ogni giorno.Oggi le aziende più evolute non si chiedono più come rispettare le norme, ma su cosa costruire un modello organizzativo capace di renderle vive e condivise.

Comprendere qual è lo strumento fondamentale su cui si basa la cultura della sicurezza significa guardare alla sicurezza come a una leva strategica, non a un obbligo.

In questo articolo vedremo come il Modello Organizzativo, la leadership e il fattore umano possano trasformare la compliance in valore culturale e in performance duratura.


Introduzione


La cultura della sicurezza è il cuore pulsante di ogni organizzazione che desidera crescere in modo sostenibile. Non riguarda solo regole o dispositivi di protezione, ma il modo in cui le persone pensano, decidono e agiscono di fronte al rischio.

Il concetto nasce negli anni ’80 dopo grandi incidenti industriali, quando emerse una consapevolezza chiara: gli errori tecnici non bastano a spiegare gli eventi gravi, serve comprendere il comportamento umano e l’organizzazione che lo influenza. Da allora, enti internazionali come EU-OSHA, INAIL e NIOSH hanno ribadito che la sicurezza è una questione di cultura condivisa.


Come ricorda lo psicologo James Reason, “la cultura della sicurezza è ciò che le persone fanno quando nessuno le osserva”. Significa creare un contesto in cui la prevenzione diventa un riflesso naturale, sostenuto da leadership, formazione e strumenti organizzativi coerenti.


Nel 2025, secondo le analisi EU-OSHA, le aziende che investono nella maturità culturale della sicurezza hanno ridotto gli infortuni del 30% e aumentato del 25% il coinvolgimento dei dipendenti. Un risultato che conferma una verità fondamentale: la cultura della sicurezza non si impone, si costruisce.


Che cosa si intende per cultura della sicurezza in azienda


La cultura della sicurezza rappresenta il modo in cui un’organizzazione affronta il rischio e tutela le persone. È l’insieme di valori, credenze e comportamenti che guidano ogni decisione, dall’operatore al vertice aziendale.

Secondo INAIL e EU-OSHA, la cultura della sicurezza è un sistema di pratiche condivise che orienta l’organizzazione verso la prevenzione. Comprende la consapevolezza del rischio, la responsabilità individuale e la coerenza tra ciò che si dice e ciò che si fa.

In un’azienda con una cultura della sicurezza matura, la segnalazione di un pericolo non è un atto di denuncia, ma un gesto di partecipazione. Le persone si sentono parte attiva di un processo comune, in cui la protezione diventa un valore collettivo.

Gli studi più recenti mostrano che la qualità della cultura sicurezza incide direttamente sui risultati di business. Le organizzazioni che integrano la sicurezza nei propri modelli decisionali registrano una maggiore produttività, meno turnover e migliori relazioni interne.

Non si tratta quindi solo di ridurre gli infortuni, ma di creare un sistema organizzativo che genera fiducia e performance sostenibili.


Il sistema organizzativo della sicurezza: una rete integrata


Ogni cultura della sicurezza si regge su un sistema organizzativo solido, capace di tradurre i valori in azioni concrete. Questo sistema è il SGSL – Sistema di Gestione della Sicurezza sul Lavoro, riconosciuto da INAIL e normato dal D.Lgs. 81/08 e dallo standard internazionale ISO 45001:2018.


Il SGSL definisce ruoli, responsabilità, procedure e flussi informativi per prevenire rischi e migliorare le performance. Ma la sua forza non sta nei documenti: sta nella coerenza tra il sistema formale e i comportamenti quotidiani. Quando i processi di sicurezza vengono integrati con quelli di qualità e ambiente, nasce una visione unitaria del rischio che rafforza la cultura aziendale.


La Commissione Europea, nelle linee guida 2025 sull’Occupational Safety and Health Framework, sottolinea come l’integrazione tra sistemi di gestione sia la chiave per garantire resilienza organizzativa e sostenibilità. In questo senso, la sicurezza non è un comparto isolato, ma un pilastro del modello di business, parte di un ecosistema che unisce persone, processi e obiettivi strategici.


AR19 promuove questa visione attraverso percorsi che fondono safety, ambiente e sostenibilità, sostenendo la leadership e la cultura organizzativa come veri motori del miglioramento continuo.


Lo strumento organizzativo fondamentale: il Modello Organizzativo 231


Il vero fondamento della cultura della sicurezza in azienda è rappresentato dal Modello di Organizzazione, Gestione e Controllo (MOG 231), previsto dal D.Lgs. 231/2001. Questo strumento non è solo un presidio legale per la prevenzione dei reati in materia di salute, sicurezza e ambiente: è il meccanismo che traduce la cultura in sistema.


Il MOG 231 definisce ruoli, deleghe e procedure che garantiscono il funzionamento coerente dell’organizzazione. Individua i rischi, assegna responsabilità, stabilisce i flussi informativi e i controlli interni. Ma la sua efficacia dipende da un fattore decisivo: la partecipazione delle persone. Senza leadership, consapevolezza e coinvolgimento, il modello resta sulla carta.


Secondo il White Paper INAIL 2024 – “Modelli di Organizzazione e Cultura della Sicurezza”, l’adozione di un MOG efficace riduce del 43% la probabilità di incidenti gravi e rafforza il clima di fiducia interna. Lo stesso studio evidenzia che le aziende con un modello 231 integrato ai sistemi di gestione (ISO 45001 e ISO 14001) ottengono i migliori risultati anche sul piano ESG, grazie a una governance più trasparente e partecipativa.

Nel metodo AR19, il Modello 231 rappresenta la struttura portante della cultura organizzativa della sicurezza, poiché collega il sistema tecnico alla dimensione umana. I corsi come “Modello 231 e Fattore Umano in Azienda” o “EHS e Decreto D.Lgs.231/01 oltre i protocolli” aiutano manager e preposti a comprendere come tradurre il modello in comportamenti concreti.


Il Modello 231, se vissuto e non solo applicato, diventa il ponte tra regola e cultura: uno strumento che protegge l’azienda, valorizza le persone e genera sostenibilità.


Il fattore umano come leva del Modello 231


Ogni sistema di sicurezza vive della qualità delle decisioni che le persone prendono. Il fattore umano è la variabile che può trasformare un modello organizzativo in uno strumento realmente efficace.


Nel metodo AR19, la sicurezza non si misura solo attraverso indicatori tecnici, ma anche attraverso la capacità delle persone di percepire i rischi, riconoscere i segnali deboli e agire con consapevolezza. Il Modello 231, in questa prospettiva, diventa una struttura viva che integra procedure e comportamenti, governance e cultura.

Il percorso formativo “Il fattore umano nei comportamenti sicuri e nel processo decisionale” ne rappresenta l’applicazione concreta: aiuta i manager a comprendere come bias cognitivi, stress e automatismi mentali influenzino la sicurezza operativa e la prevenzione. Questo approccio, sviluppato anche in collaborazione con università e centri di ricerca, si ispira ai principi della Human Reliability Analysis (HRA) e alle teorie PSF (Performance Shaping Factors), che spiegano come le condizioni organizzative incidano sulla probabilità di errore umano.


Il report “Human Factors in Safety Management Systems” (EU-OSHA, 2024) sottolinea che la gestione del fattore umano deve diventare parte integrante dei sistemi di governance, non un elemento accessorio. Le aziende che adottano programmi di formazione e coaching focalizzati sulla percezione del rischio registrano fino al 60% di riduzione degli incidenti legati a errori decisionali.


In questo senso, il Modello 231 non è solo un sistema di controllo, ma un ecosistema culturale che permette di connettere competenze tecniche, valori e comportamenti. Quando il fattore umano è riconosciuto come risorsa strategica, la sicurezza smette di essere un obbligo e diventa un modo di pensare e di agire.


Leadership in Safety e Safety Coaching


La cultura della sicurezza nasce e si diffonde attraverso la leadership. I comportamenti dei manager, più di qualsiasi norma, definiscono ciò che viene percepito come importante all’interno dell’organizzazione. Un leader che dà priorità alla sicurezza comunica implicitamente che ogni decisione deve tenere conto del benessere delle persone e della sostenibilità del sistema.


Nel modello AR19, la Leadership in Safety è un percorso evolutivo che sviluppa la consapevolezza dei ruoli e delle responsabilità. Si fonda su tre dimensioni:

  • la capacità di ispirare comportamenti sicuri e coerenti;

  • la gestione della comunicazione come strumento di fiducia;

  • la visione strategica che integra sicurezza e performance aziendale.


I programmi AR19, come “Leadership in Salute e Sicurezza” e “Cultura Sicurezza Manageriale per Dirigenti”, aiutano manager e preposti a riconoscere i propri stili di leadership e a trasformarli in leve di coinvolgimento.


L’approccio si basa su metodi esperienziali: Safety Coaching, dialoghi di sicurezza, osservazioni di campo e feedback costruttivi. Tecniche che stimolano l’apprendimento attraverso l’esperienza diretta e rafforzano il senso di responsabilità condivisa.


Il report “Safety Leadership: A Human-Centred Approach” (Harvard Business Review, 2025) conferma che le aziende con leader formati alla cultura della sicurezza ottengono fino al 40% di engagement in più e una significativa riduzione dei near miss. Parallelamente, la norma ISO 45003:2021 ha introdotto un quadro internazionale per la salute psicologica e il benessere sul lavoro, evidenziando come la leadership empatica e la comunicazione siano elementi chiave per prevenire stress, burnout e comportamenti a rischio.


In questo contesto, il Safety Coaching diventa un ponte tra organizzazione e persone: aiuta i leader a osservare, ascoltare e intervenire in modo costruttivo, trasformando la sicurezza da obbligo procedurale a valore condiviso e motivante.


KPI predittivi e strumenti di misurazione culturale


Misurare la cultura della sicurezza significa andare oltre i numeri degli incidenti. Gli indici tradizionali  come TRIR (Total Recordable Incident Rate) o LTIFR (Lost Time Injury Frequency Rate), raccontano solo ciò che è già accaduto.Per valutare la maturità culturale e anticipare i rischi, servono KPI predittivi, capaci di leggere i segnali deboli e le dinamiche organizzative prima che si traducano in eventi negativi.


Nel metodo AR19, i KPI leading vengono costruiti a partire dai comportamenti osservabili, dalle routine di leadership e dal livello di engagement delle persone. I workshop di Safety Coaching e le analisi di Safety Perception generano dati qualitativi e quantitativi che permettono di individuare tendenze e aree di vulnerabilità.


Secondo il White Paper INAIL 2025 – “Indicatori Predittivi e Cultura della Sicurezza”, l’adozione di metriche predittive consente una riduzione media del 35% degli eventi incidentali in due anni. Il report evidenzia anche come l’efficacia dei KPI cresca in proporzione alla partecipazione del management e alla qualità della comunicazione interna.

AR19 adotta una metodologia “data driven”, in cui i KPI vengono utilizzati non per giudicare, ma per apprendere. Le dashboard integrate collegano comportamenti, risultati e percezione del rischio, consentendo ai leader di valutare l’impatto reale delle iniziative di formazione e dei piani di miglioramento.


Il programma “Vision Zero” dell’ILO (2024 update) ribadisce la necessità di passare da un approccio reattivo a uno proattivo: misurare la sicurezza non solo quando accade un infortunio, ma ogni volta che un comportamento sicuro viene messo in atto.Questa prospettiva trasforma il monitoraggio in uno strumento di crescita continua e consolida la cultura della sicurezza come sistema di apprendimento collettivo.


Il ruolo della formazione esperienziale


La cultura della sicurezza si consolida attraverso l’esperienza. Le persone apprendono davvero solo quando vivono ciò che imparano. Per questo, la formazione esperienziale è oggi riconosciuta come uno degli strumenti più efficaci per costruire consapevolezza e comportamenti sicuri.


Secondo il Rapporto INAIL 2024 “Apprendimento Esperienziale e Sicurezza”, i percorsi formativi basati sull’esperienza producono un tasso di retention dell’85%, contro il 20% della formazione tradizionale in aula. Il motivo è semplice: l’esperienza attiva la componente emotiva e cognitiva, rendendo il messaggio più profondo e duraturo.


Nel metodo AR19, la formazione non è mai un trasferimento di nozioni, ma un processo di trasformazione. Attraverso strumenti come LEGO® Serious Play®, coaching di campo, workshop immersivi e realtà virtuale, le persone vengono messe in condizione di simulare situazioni reali e riflettere sulle proprie decisioni. Questo approccio stimola l’autoconsapevolezza, favorisce il dialogo e consolida la fiducia all’interno dei team.


La European Agency for Safety and Health at Work (EU-OSHA), nel suo report 2025 “Learning by Doing in Safety Management”, evidenzia come la formazione esperienziale migliori la percezione del rischio e riduca del 50% gli errori legati all’automatismo operativo. Quando i partecipanti sperimentano scenari realistici e discutono insieme le soluzioni, la sicurezza diventa una competenza collettiva e non un obbligo individuale.


I percorsi AR19 come “Workshop di Alta Formazione e Cultura Sicurezza per la Direzione” o “EHS Coaching di Campo” rappresentano esempi concreti di questa filosofia: unire apprendimento, emozione e strategia. Attraverso l’esperienza diretta, la sicurezza smette di essere un tema da aula e diventa parte del linguaggio organizzativo.


Integrazione con sostenibilità e benessere organizzativo


La sicurezza non è un compartimento tecnico: è un pilastro della sostenibilità aziendale.Nel contesto ESG, la tutela della salute e della sicurezza rientra nel pilastro “Social” e rappresenta un indicatore diretto della responsabilità d’impresa. Un’organizzazione che protegge le persone crea valore, rafforza la reputazione e riduce il rischio operativo.


Secondo il Global Reporting Initiative (GRI 403: Occupational Health and Safety), aggiornato nel 2024, la gestione strategica della sicurezza contribuisce alla performance ambientale e sociale, integrando i criteri ESG con la governance e il benessere organizzativo. Le imprese che adottano un approccio culturale e non solo normativo alla sicurezza ottengono un miglior posizionamento nei rating di sostenibilità e una maggiore fiducia da parte di clienti e stakeholder.


Nel metodo AR19, la sicurezza è parte del sistema di sostenibilità umana. I programmi dedicati a benessere organizzativo, leadership sostenibile e antifragilità aiutano le aziende a prevenire non solo gli infortuni, ma anche lo stress, il burnout e le disfunzioni relazionali. Percorsi come “Resilienza e Antifragilità” o “Wellbeing, Diversità e Tecnologia” mostrano come il benessere delle persone si traduca in prestazioni più stabili e in una cultura aziendale più coesa.


Il White Paper INAIL 2025 – “Benessere Psicologico e Sicurezza Organizzativa” evidenzia che le aziende che integrano programmi di wellbeing nei propri modelli HSE registrano un calo del 41% dell’assenteismo e un incremento del 22% della produttività.La sicurezza, in questa visione, diventa un elemento di sostenibilità umana, dove le persone non solo lavorano in modo sicuro, ma si sentono parte di un sistema che le protegge e le valorizza.

In sintesi, la cultura della sicurezza e la sostenibilità condividono lo stesso obiettivo: costruire organizzazioni consapevoli, resilienti e capaci di generare valore nel lungo periodo.


Verso una Cultura Sicurezza Antifragile


Le aziende del futuro non devono solo resistere agli imprevisti: devono saper trasformare le crisi in opportunità di crescita. Da questa visione nasce il concetto di cultura sicurezza antifragile, che va oltre la resilienza. Mentre la resilienza permette di tornare allo stato iniziale dopo una difficoltà, l’antifragilità — come spiega Nassim Nicholas Taleb nel suo saggio “Antifragile: prosperare nel disordine” consente ai sistemi di migliorare proprio grazie agli stress e alle perturbazioni.


Applicata alla sicurezza, l’antifragilità significa apprendere dagli errori, valorizzare le esperienze e farne patrimonio collettivo. Ogni segnale debole diventa un’occasione di miglioramento, ogni near miss una lezione da condividere. Questo approccio è al centro della visione AR19, che promuove una cultura dell’apprendimento continuo fondata su feedback, dialogo e sviluppo delle competenze trasversali.


Secondo il Report EU-OSHA 2025 “Resilient and Learning Organizations”, le imprese che adottano un modello di sicurezza antifragile presentano una riduzione media del 45% degli incidenti gravi e un miglioramento del 30% nel livello di engagement dei lavoratori. Questi dati confermano che la capacità di imparare, adattarsi e innovare rappresenta la vera forma di protezione in contesti complessi.


Nei percorsi AR19, la cultura antifragile si traduce in pratiche concrete: Safety Coaching, Assessment di Cultura Sicurezza, Leadership Sostenibile e programmi di Benessere Organizzativo. L’obiettivo è creare un ambiente in cui le persone non temono l’errore, ma lo analizzano per crescere. La sicurezza, così intesa, non è più una barriera: è una forza evolutiva che genera consapevolezza, responsabilità e innovazione.


Conclusione e Call to Action


La cultura della sicurezza non si costruisce con le norme, ma con la coerenza.Ogni modello, ogni procedura, ogni piano formativo diventa efficace solo quando riflette una visione condivisa: quella di un’azienda che riconosce nella sicurezza un valore strategico e umano.


Il Modello Organizzativo 231 rappresenta lo strumento cardine su cui si fonda questa cultura: una struttura che unisce regole, ruoli e responsabilità, ma soprattutto persone.Attorno a esso ruotano la leadership, la comunicazione, la formazione e i KPI predittivi, che insieme trasformano la sicurezza in una leva di miglioramento continuo.

La cultura della sicurezza, se guidata da una leadership consapevole e sostenuta da strumenti organizzativi solidi, diventa il motore del cambiamento.Unisce produttività, benessere e reputazione. Protegge le persone e rafforza la fiducia. Genera un impatto positivo che si estende ben oltre i confini aziendali.


In AR19 crediamo che la sicurezza sia una cultura viva. Per questo accompagniamo le imprese nella costruzione di modelli organizzativi evoluti, capaci di integrare governance, fattore umano e sostenibilità. Ogni percorso nasce dall’ascolto e si sviluppa attraverso l’esperienza, perché solo ciò che viene vissuto può diventare valore stabile nel tempo.

Scopri come misurare e far crescere la cultura della sicurezza nella tua azienda.Richiedi un Assessment Cultura Sicurezza AR19 e inizia a costruire un modello organizzativo che unisce persone, performance e sostenibilità.


Fonti istituzionali e internazionali:

  1. INAIL – White Paper 2024: Modelli di Organizzazione e Cultura della Sicurezza https://www.inail.it/cs/internet/comunicazione/pubblicazioni.html

  2. INAIL – Rapporto 2024: Apprendimento Esperienziale e Sicurezza sul Lavoro https://www.inail.it/cs/internet/comunicazione/pubblicazioni/ricerche.html

  3. INAIL – White Paper 2025: Indicatori Predittivi e Cultura della Sicurezza https://www.inail.it/cs/internet/attivita/ricerca.html

  4. INAIL – White Paper 2025: Benessere Psicologico e Sicurezza Organizzativa https://www.inail.it/cs/internet/attivita/ricerca.html

  5. EU-OSHA Report 2025: Learning by Doing in Safety Management https://osha.europa.eu/en/publications

  6. EU-OSHA Report 2025: Resilient and Learning Organizations https://osha.europa.eu/en/publications

  7. ILO Vision Zero Campaign (2024 update) https://www.ilo.org/safework

  8. Global Reporting Initiative – GRI 403 (2024 update): Occupational Health and Safety https://www.globalreporting.org/standards/

  9. ISO 45003:2021 – Occupational health and safety management — Psychological health and safety at work https://www.iso.org/standard/64283.html

  10. Harvard Business Review (2025) – Safety Leadership: A Human-Centred Approach https://hbr.org/

  11. Nassim Nicholas Taleb – Antifragile: prosperare nel disordine (Il Saggiatore, 2024 edizione aggiornata)


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Alberto Rosso

CEO/Director AR19





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